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[Live] - Costa Deliziosa - Giro del Mondo 2024

Lasciamo la verdeggiante e selvaggia valle di Papeenoo è rientriamo a Papeete, costeggiando il fiume ancora ricco di acqua dopo le forti piogge di un paio di settimane fa.

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Arrivati a Papeete, diamo una sguardo alla cattedrale, di non particolare rilevanza storica e architettonica, e facciamo quattro passi al mercato coperto con le sue bancarelle colorate, anche se è ormai tardi e molte hanno già chiuso.

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È ormai pomeriggio inoltrato quando sfidiamo la calura per passeggiare lungo il bel lungomare con il giardino di Paofai.

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Sullo sfondo il profilo frastagliato e montuoso della bellissima isola di Moorea.

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Rientriamo in nave, attraversando di nuovo i giardini.

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Anche oggi la partenza della nave coincide con i momenti che precedono il tramonto, colorando il dolce paesaggio polinesiano dei toni caldi della luce del sole ormai basso sull'orizzonte.

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Per poi infiammare il cielo in uno scenografico tramonto alle spalle del profilo inconfondibile dell'isola di Moorea.

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Concludiamo piacevolmente la giornata assistendo in teatro a un bello spettacolo folcloristico tahitiano di una nota compagnia locale: O Tahiti E.

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Ballerini molto bravi, spettacolo coinvolgente che con ritmi, musiche, colori, movimenti rivela l'autentica anima polinesiana.
Per chi fosse interessato su You Tube si trovano molti video con le loro performance.
 
Giorno 43: Uturoa, Raiatea (Polinesia Francese)

Dopo una breve navigazione da Tahiti, arriviamo alle prime luci dell'alba a Uturoa, il piccolo capoluogo di Raiatea, nelle magiche e selvagge Isole Sottovento (Îles Sous-le-Vent).

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Le Isole Sottovento, come Tahiti parte delle Isole della Società, sono celebrate per la loro bellezza naturale incontaminata. Le spiagge di sabbia bianca lambite dalle acque cristalline dell'oceano, le splendide barriere coralline, le lagune color turchese, le foreste tropicali lussureggianti di vegetazione e le maestose montagne vulcaniche contribuiscono alla loro atmosfera paradisiaca.
Grazie alla loro posizione appartata, le Isole Sottovento sono rimaste in larga parte intatte o toccate solo in parte dall'influenza umana, contrariamente alle più note e frequentate Tahiti e Moorea, e offrono ai visitatori un assaggio della natura selvaggia e intatta della Polinesia.

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Il nostro piccolo viaggio all'esplorazione di Raiatea comincia proprio dalla natura, con il giardino botanico di Faaroa. È uno dei giardini botanici più affascinanti della Polinesia, con una vasta collezione di piante esotiche endemiche della regione. È un luogo perfetto per gli amanti della natura e degli ambienti tropicali. Un autentico paradiso terrestre.

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La natura di queste isole è incredibile. Se a Tahiti la natura selvaggia c'è ma la devi cercare andandole, in un certo senso, incontro, qui invece è la natura che viene incontro a te. È la padrona incontrastata dell'isola. Una presenza pervasiva che fa sentire noi umani piccoli e poco importanti, ma non è una presenza che esclude o che respinge: anzi, al contrario, è qualcosa che dà una sensazione di benessere, che crea un ambiente che accoglie e fa sentire in sintonia con tutto ciò che abbiamo intorno. Una gran bella sensazione...
 
Ma Raiatea non è solo natura. Raiatea è considerata sacra nella cultura polinesiana ed è appunto conosciuta anche come "l'isola sacra". In passato è stata un importante centro religioso e politico per gli antichi popoli polinesiani, forse il più importante, ed è ricca di storia e di tradizioni legate alla navigazione, all'antica religione e alla cultura locale.

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Il cuore di tutto questo retaggio culturale fatto di tradizioni, di antichi riti religiosi, di storia e di leggende è il Marae di Taputapuatea.
Questo sito sacro è stato un importante centro cerimoniale e religioso per i popoli polinesiani e la sua importanza si estendeva un tempo all'intero universo della cultura polinesiana dalle Hawaii all'Isola di Pasqua, dalla Nuova Zelanda alle Isole Cook.

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Il complesso del Marae comprende una serie di piattaforme in pietra, terrazze, altari e strutture cerimoniali, che venivano utilizzati per una varietà di cerimonie e riti religiosi. Questi includevano sacrifici, offerte agli dei, rituali legati alla navigazione e alla fertilità, ma anche incontri politici fra le tribù e le comunità locali.

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Il Marae di Taputapuatea è anche considerato il luogo di origine delle grandi navigazioni, che hanno visto i Polinesiani viaggiare attraverso vasti tratti di oceano per colonizzare nuove isole nel Pacifico. Stupisce e affascina il fatto che una civiltà che dal punto di vista dello sviluppo della cultura materiale si trovava all'età della pietra, non conoscendo le tecnologie legate all'uso dei metalli, sia riuscito invece nel campo della navigazione a sviluppare tecniche e competenze tali da permettergli di raggiungere isole sperdute nell'oceano per centinaia di miglia navigando su semplici piroghe di legno di palma e orientandosi con le stelle.
Il sito è ricco anche di miti e leggende legati alla creazione del mondo e all'origine del popolo polinesiano.

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Nel 2017, il Marae di Taputapuatea è stato inserito nell'elenco del Patrimonio dell'Umanità UNESCO, riconosciuto per la sua eccezionale importanza culturale e storica, e per il suo ruolo nel preservare e promuovere la cultura polinesiana.
 
Prima di ritornare alla nostra nave ci immergiamo di nuovo nella natura selvaggia dell'isola, tanto rigogliosa da arrivare a lambire l'acqua del mare.

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Le palme da cocco sono cariche di frutti. Alcuni di questi ormai maturi e caduti a terra, sono germogliati a formare quello che sarà un nuovo albero. Una immagine incisiva della forza della natura e della vita.

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Queste rive affacciate sul mare, qui non sono considerate spiagge. Le vere spiagge sono quelle dei "motu" gli isolotti sabbiosi che costellano la barriera corallina. Certo, non c'è confronto, sabbia bianca, acque trasparenti, lagune color turchese... ma anche qui a noi non sembra poi male...

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L'ora della partenza è ormai arrivata. È il momento di salutare questa bellissima isola. La nave si stacca lentamente dal piccolo molo di Uturoa, ma ci aspetta un regalo inaspettato.

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Costa Deliziosa non si allontanerà subito da queste isole meravigliose, ma seguirà uno spettacolare percorso tra Raiatea e l'isola gemella Tahaa, la splendida isola della vaniglia, con vista su alcune delle altre Isole Sottovento. Navigheremo nelle acque calme della grande laguna ammirando lei, la grande protagonista di questi mari, la barriera corallina.

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Il contrasto di colore fra le acque relativamente più profonde della laguna, che tendono al blu, e quelle più chiare, di tonalità turchese, della grande barriera corallina creano effetti cromatici incredibili.

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Mentre ancora una volta il verde intenso della vegetazione delle isole, Tahaa in primo piano in queste immagini, accostato alle tonalità del blu e dell'azzurro del mare e del cielo, crea un contrasto armonico di colori che ci lascia a bocca aperta.

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E poi la barriera corallina che si snoda serpeggiando attorno alle Isole, segnata dalla spuma bianca delle onde che si infrangono. Oltre, le acque calme della grande laguna con le loro spettacolari sfumature di colore.

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Ormai siamo lontani. Il sole è tramontato ed è arrivata veloce la notte. Rapida come solo ai tropici sa arrivare.
La nostra nave scivola sicura sul mare scuro e tranquillo. Lontano si vedono ancora il profilo nero e le luci di Bora Bora, l'ultima delle Isole Sottovento.
Una grande nube torreggiante sembra volere salire in alto, troppo in alto, arrogante, fino a toccare la luna. Come volesse impedire al suo chiarore di lambire la superficie del mare. Come volesse condannarci all'oscurità.
Non ce la farà...

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Dolce Polinesia, sei ancora qui e già ci manchi. Possiamo ancora sentire i tuoi profumi, il tuo calore, la tua luce abbagliante sulla pelle e non vogliamo arrenderci al pensiero di lasciarti andare.
La separazione non si è ancora trasformata in distanza, ma avvertiamo già intensa la nostalgia.
Torneremo mai a solcare questi mari? Ci lasceremo di nuovo incantare dai tuoi colori, dalla tua natura, dal tuo mare? Chissà...
Mentre la luna ci osserva pallida e indifferente, cerchiamo di consolarci pensando alle mille meraviglie che il nostro viaggio saprà ancora regalarci. Altre Isole affascinanti, altri luoghi incredibili ci aspettano, ricacciamo indietro la vena di malinconia che ci ha assaliti. La rotta è ancora verso ovest...
 
Giorno 45: il giorno che non c'è

Durante questa notte perderemo un giorno: il calendario di chi è a bordo passerà direttamente da venerdì 23 a domenica 25 febbraio.
Costa Deliziosa durante la notte passerà la Linea del Cambio di Data Internazionale, da est verso ovest, noi tutti a bordo dovremo portare i calendari avanti di un giorno e gli orologi indietro di un'ora per allinearci al fuso orario di Samoa. Passeremo dunque da -11 a +12 rispetto al fuso orario dell'Italia.
È un'azione necessaria per compensare tutte le ore indietro accumulate durante il tragitto già percorso e che si accumuleranno nella parte mancante. Navigando infatti sempre nella stessa direzione del sole le nostre giornate a bordo sono leggermente più lunghe delle normali 24 ore, quindi se non si provvedesse ad anticipare il nostro calendario di un giorno, al termine del nostro viaggio ci ritroveremo con un giorno di differenza.
Storicamente questo fenomeno fu riscontrato per la prima volta dell'equipaggio superstite dalla spedizione intorno al mondo di Magellano. Antonio Pigafetta, che partecipò alla spedizione e ne curò un resoconto scritto, racconta lo stupore dei marinai provato quando, dopo avere circumnavigato l'intero globo terrestre verso ovest, arrivarono con la nave a Capo Verde e scoprirono che quel giorno non era il 9 luglio 1522 come risultava dai loro calcoli, ma il 10 luglio.
Nessun astronomo o uomo di scienza riuscì a spiegare il fenomeno nell'immediato, anche se uno di loro, Pietro Martire d'Anghiera intuì la dinamica del fenomeno. Passarono molti decenni prima che una spiegazione scientifica documentata e dimostrata spiegasse il concetto di fuso orario e la necessità del cambio di data.
Soltanto nel 1884 rendendosi necessario fissare in modo uniforme le date tra i diversi paesi, al tempo dei grandi imperi coloniali spagnolo e soprattutto britannico, si decise di indire una conferenza a Washington per definire la questione e istituire la linea del cambio di data lungo il 180° meridiano, ovvero il meridiano opposto a quello di Greenwich.
Per noi a bordo non ci sarà dunque la giornata di sabato 24 febbraio: ma non è una giornata perduta. Mi piace pensare che questa giornata fantasma ci ha regalato una delle sue ore ogni volta che abbiamo spostato indietro le lancette dell'orologio, e altre ce ne regalerà ancora. Ore preziose che abbiamo vissuto intensamente durante questo magnifico viaggio. Non un giorno perso, quindi, semmai un giorno vissuto a rate...
 
Giorno 46: navigazione

Ancora una tranquilla giornata di navigazione nel sud Pacifico, in direzione di Apia (Isola di Upolu, Samoa) dove arriveremo domani mattina, lunedì 26 febbraio, alle 10 ora locale (le 22 di domenica 25 febbraio in Italia).
Cielo sereno solo leggermente velato, temperatura di giorno oltre i 30 gradi (la notte attorno a 27 gradi), mare calmo.
Di seguito il consueto screenshot con la posizione nave e i dati di navigazione.

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Giorno 47: Apia, Upolu (Samoa)

L'isola di Upolu ci appare ancora ammantata dalle nuvole del mattino, il suo aspetto è montuoso e verdeggiante.

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L'isola di Upolu è la seconda isola più grande delle Samoa. È conosciuta per le sue spiagge mozzafiato, come Lalomanu e Aganoa, ideali per fare snorkeling e rilassarsi. Upolu ospita anche la capitale Apia, che offre un mix di cultura samoana e influenze coloniali. La vita selvaggia è un'altra attrazione, con foreste pluviali, cascate e escursioni panoramiche disponibili per esplorare l'interno dell'isola.
Mentre ci avviciniamo, ci appare anche qui la barriera corallina. Questo tratto in particolare è quello della riserva marina di Palolo.

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Ed eccoci finalmente in porto ad Apia, pronti per la nostra piccola esplorazione dell'isola. Si parte...

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Benvenuto samoano...

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Percorriamo la costa nord orientale di Upolu, con belle viste sul mare e una fitta vegetazione verso l'interno. Arrivati al villaggio di Falefa, facciamo una breve sosta per visitare la grande chiesa ottocentesca, una delle più antiche sull'isola e segno della recente cristianizzazione delle popolazioni samoane.

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Quindi ci inoltriamo verso l'interno dell'isola, salendo tra montagne verdissime fino al passo Lemafa a circa 500 metri sul livello del mare.

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Scendiamo sul versante opposto fino al belvedere di Sopo'aga, dove si può ammirare un piccolo giardino botanico e una bella cascata.

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Il piccolo giardino offre una piacevole passeggiata tra piante e fiori tropicali in un tripudio di forme e colori.

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Poco più in là si apre con una spettacolare balconata affacciata sulla cascata. Un alto salto d'acqua di circa 32 metri in una forra verdissima e selvaggia.

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È arrivato il momento di un po' di mare. Raggiungiamo la spiaggia di Tafatafa, nel sud dell'isola di Upolu, per un bagno, un po' di relax e una passeggiata sulla sabbia.

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La spiaggia è sabbiosa, il mare pulito e protetto dalle onde dell'oceano dalla barriera corallina, la vegetazione proietta la sua ombra fino sulla riva.

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Piccoli pesci tropicali ci fanno compagnia anche in pochi centimetri d'acqua.

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Anche la giornata di oggi volge al temine, sulla via del ritorno facciamo una sosta a un'altra cascata, quella con il salto d'acqua più alto di tutta l'isola con i suoi oltre 100 metri: la cascata di Papapapaitai.

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Ben presto scendiamo verso Apia, sempre circondati dalla foresta, poi tra le prime case nel verde ci appare in lontananza la nostra nave.

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Arrivati in città facciamo sosta alla cattedrale con uno stile molto particolare, una miscela di elementi coloniali e di tradizione samoana.

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Il sole è ormai tramontato ed è già buio quando la nave lascia il porto di Apia alle 20.
Upolu è un'isola molto selvaggia e autentica. Si respira un'atmosfera diversa da quella della Polinesia Francese, più semplice e genuina. Il turismo qui è molto meno sviluppato e il livello dell'offerta e dei servizi non è nemmeno paragonabile.
Tutto è molto essenziale e rustico, bisogna sapersi adattare e prendere l'isola per quello che è. Se si affronta un viaggio qui con questo spirito, si verrà ripagati con una splendida natura, paesaggi bellissimi, un mare splendido, gente cordiale e sorridente. Altrimenti, se ci si aspetta standard europei, probabilmente si resterà delusi. Ed è un peccato perché è una terra affascinante e ricca di bellezze naturali.
La nave dopo la partenza costeggia per un lungo tratto l'isola di Upolu, illuminata dalla luna piena e dalle stelle... che ormai abbiamo imparato a riconoscere...

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La Croce del Sud e le stelle più luminose del Centauro (con Alfa Centauri che ricordo essere la stella più vicina a noi) non hanno credo bisogno di essere indicate.
La stella invece che si vede chiaramente nell'ultima foto è una novità di queste piccole note astronomiche: è Spica nella costellazione della Vergine.
 
Giorno 48: navigazione

Giornata di navigazione verso Tonga, dove arriveremo domani mattina alle 8 in rada a Nuku'Alofa.
Oggi tempo caldo e umido, domani a Tonga anche peggio...

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Giorno 49: Nuku'alofa, Tongatapu (Tonga)

Mentre ci avviciniamo lentamente all'isola, Tongatapu ci appare subito diversa dalle altre isole che abbiamo toccato nei giorni passati. Attorno c'è sempre la barriera corallina e ci sono i piccoli isolotti con la spiaggia di sabbia bianca e le palme, ma qui l'isola principale è completamente piatta. Nessuna montagna, nessuna collina, un paesaggio pianeggiante e ricoperto di vegetazione, ma molto meno selvaggio e più antropizzato di Samoa.

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In banchina è ormeggiata la Crystal Serenity, noi rimarremo in rada e faremo lo sbarco con i tender.

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Giunti a terra iniziamo la nostra visita con la piccola capitale di Tonga: Nuku'alofa.

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Qui facciamo una breve rassegna degli edifici istituzionali: la sfarzosa residenza della famiglia reale di Tonga e il solenne monumento funebre dove riposano i re dell'arcipelago.

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Poi la vecchia cattedrale di Tonga, ora in abbandono.

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La realtà che appare immediatamente ai nostri occhi è quella di un paese molto povero.
 
Ci inoltriamo nell'interno dell'isola, il paesaggio completamente pianeggiante rivela la presenza di vaste lagune che si addentrano nel cuore dell'isola.

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Tongatapu fu scoperta il 20 gennaio 1643 da Abel Tasman, il navigatore che diede il nome alla Tasmania, ma allora non fu chiamata con questo nome: Tongatapu. Poiché Tasman era alle dipendenze della Compagnia olandese delle Indie orientali la chiamò Isola di Amsterdam. Il nome Tongatapu, che era il nome con cui i nativi chiamavano l'isola, comparve ufficialmente soltanto a fine Settecento negli scritti del celebre comandante inglese James Cook.
Cook raggiunse l'isola in più spedizioni tra il 1773 e il 1777.
Tradizionalmente viene identificato il luogo del suo primo approdo sull'isola nel 1773, in una precisa area della laguna interna, dove allora come oggi cresce una fitta foresta di mangrovie.

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Questo è il luogo dove arrivò con la sua nave e sbarcò James Cook.

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Ci troviamo nel sud Pacifico, in una foresta pluviale, questa è la stagione delle piogge, che cosa altro può fare se non... piovere...
 
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