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Le ville di delizia....trame di bellezza.

Altro elemento fondamentale di questo giardino era l'acqua: usata per sostenere la vegetazione del parco era però vera protagonista del piacere dei Nobili. Numerosi come abbiamo visto i giochi d'acqua che allietavano le passeggiate e complesso il meccanismo che le regolava.

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Un sistema di cascatelle accompagna ad esempio la maestosa Scalinata dei Draghi che collega il Teatro Grande - detto anche “delle Quattro Stagioni” - al parterre settecentesco. Il sistema che regola le fontane – situato nella Torre delle acque, che vediamo ancora oggi - è invece un’opera di ingegneria idraulica d'avanguardia che probabilmente Galeazzo Arconati riprende dagli studi di Leonardo da Vinci.

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La Torre, che sovrasta la Limonaia già oggetto di un importante restauro, funge ancora da elemento di cerniera tra la Villa e gli altri corpi del Giardino. La Limonaia era un altro luogo di "delizia" degli Arconati, in cui offrire agli ospiti rinfrescanti sorbetti.

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La limonaia e la Torre delle acque (XVII-XIX secolo)

La Limonaia era l'antica serra in cui venivano ricoverate le piante di agrumi nei mesi invernali. Già nel Seicento alla Villa si trovavano più di 50 piante di limoni, posizionate in grandi vasi di terracotta realizzati appositamente per gli Arconati.

Sul retro della Limonaia si trova la Torre delle Acque che conteneva i meccanismi per il funzionamento dei giochi d'acqua delle statue e delle fontane, realizzati studiando il Codice Atlantico di Leonardo, che era di proprietà di Galeazzo Arconati e fu da lui donato, insieme ad altri 11 codici, alla Biblioteca Ambrosiana nel 1637.


L'interno oggi....


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Al suo esterno in un magnifico spiazzo la bella fontana, l'unica funzionante...

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Sul frontespizio della limonaia Bacco in una nicchia e sopra si intravvede la torre delle acque.




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Il colpo d'occhio a cannocchiale dal cortile della dimora verso il fondo del giardino dove c'è il Teatro di Diana.

IMG_20240915_161611016~2.jpg....il lato opposto, verso il palazzo


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Come per tutti i palazzi del periodo ci sono immagini che documentano la presenza, nella zona sud del giardino, del Casino di Caccia, oggi purtroppo andato perduto. È invece conservata – anche se turbata dal tempo – la Voliera per l'allevamento degli uccelli esotici e di varie specie, altra testimonianza dei gusti raffinati della famiglia Arconati.

Il Giardino è oggi un luogo di confronto con la cultura contemporanea: è sede, tra gli altri eventi, del Festival musicale che ogni estate si svolge a Villa Arconati, con grandi protagonisti internazionali. È proprio in questa occasione che il giardino ha ospitato, nel 1991, una mostra antologica dedicata a Fausto Melotti, ritenuto dalla critica uno dei maggiori scultori dell'età contemporanea, a cura di Germano Celant. Per il futuro, il piano di riconversione culturale della Villa prevede la realizzazione di nuove installazioni site specifici di artisti affermati, affiancate da proposte di giovani creativi.

La ricostruzione dell’antico Labirinto settecentesco ne è un esempio: il progetto, promosso da Fondazione Augusto Rancilio e da Threes con il prezioso contributo di Borotalco, è stato portato a termine dallo studio di architettura Fosbury partendo dallo studio delle due incisioni settecentesche di Marc’Antonio Dal Re del 1743 che riproducono la mappa completa del parco.

Il labirinto era, infatti, uno degli elementi tradizionalmente costitutivi dei giardini all’italiana, come è quello di Villa Arconati-FAR. E’ parso, pertanto, naturale reintrodurre questo elemento nella medesima ubicazione e con lo stesso disegno strutturale riprodotto nelle incisioni storiche di Dal Re, così da ridarne il massimo della valenza storica e culturale.


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La costruzione del labirinto è stata strutturata in tre fasi, della durata di un anno ciascuna. La scelta compositiva dei tre stadi è stata finalizzata ad ottenere ogni anno un effetto architettonico compiuto e coerente: la prima fase dell’hortus conclusus, la seconda della chicane, l’ultima del labirinto vero e proprio. L’hortus conclusus è storicamente uno spazio verde cinto ed isolato dal mondo esterno, dove i monaci si dedicavano al ritiro e alla meditazione coltivando piante per scopi alimentari e medicinali. La chicane costringe attraverso due ingressi non in asse di raggiungere uno spazio centrico senza poterlo osservare dal principio e donargli quindi maggiore intimità. Il labirinto nel suo ultimo stadio si organizza su quattro assi e cinque ordini concentrici, secondo un percorso che conduce infine al suo centro.

È il punto più lontano da palazzo, ed è un dedalo fitto di boscaglia che forse oggi andrebbe mantenuta meglio. Si aprono molti vialetti che si perdono nel fitto degli alberi, cerchiamo di restare su quello principale che ci porterà verso il grande spiazzo del giardino all' italiana che abbiamo potuto ammirare molto bene dall' alto, affacciandoci dalle finestre del piano superiore.


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Venne chiamato il " parterre delle ballerine", questa parte di giardino fu costruita verso la metà del Settecento, nel momento in cui fu terminata anche l'ala sud-ovest.
Il grande parterre rispecchia il gusto alla francese di realizzare ampi spazi aperti in cui lo sguardo possa spaziare verso l' infinito.
I carpini posti a delimitare le aiuole sono potati a forma di " ballerina" classica. Il restauro dei primi mesi del 2020 ne ha ricostruito l'antico disegno decorativo settecentesco.

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La galleria dei carpini costruita per ristorare gli ospiti dalla calura estiva, alcuni carpini del giardino all' italiana venivano potati in modo da creare ombreggiature.


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Questo è l'abbellimento dell' ingresso sud, quando a metà Settecento, fu terminato il progetto architetto ico della " piccola Versailles", la residenza era talmente grande da non avere un solo ingresso ma bensì due: uno ad ovest per gli ospiti che arrivavano da Varese, l'altro a sud per coloro che giungevano da Milano.

È il tardo pomeriggio quando rientriamo alla villa, il cortile interno semideserto e il sole comincia a calare...

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Ripercorrendo la storia della villa l'ultima parte un po' più buia.
Nel Novecento furono tre generazioni di donne a difendere la propria " casa" durante le due guerre mondiali e a prendersene cura con mezzi sempre più ridotti.
Nel 1994, quando morirò donna Beatrice Crivelli, il Castellazzo visse il suo momento più buio, con il palazzo e il giardino lasciati all' oblio del tempo.

Oggi tutto ciò è rinato. La Fondazione Augusto Rancilio si occupa di questo luogo unico, rimasto miracolosamente intatto nel suo contesto originario, e lo rinnova in uno splendore che è e rimarrà senza tempo.



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Il parco di una villa che diede il nome ad un paese......



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Villa Carcano è situata nel piccolo comune di Anzano del Parco, in provincia di Como, nella cosiddetta “area briantea dei laghetti minori” rispetto al vicino lago di Como. La dimora si trova lungo la strada provinciale che conduce alla città di Como, ad una distanza da quest’ultima di circa 20 min.

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La villa sorge sulla parte più alta di una bella collina morenica della Brianza comasca e, dall’alto della sua posizione, domina la piana dell’erbese ed il vicinissimo lago di Alserio. E’ circondata da un immenso parco all’inglese di circa 40 ettari, talmente grande da aver aggiunto al comune di Anzano, dove si trova, la denominazione “del Parco”.



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Come gran parte delle ville di delizia, venne edificata sopra una preesistenza più antica, nel caso specifico, sopra una piccola casa da nobile, che la famiglia Carcano abitò sin dal Cinquecento per la gestione dell’attività agricola dei terreni attorno. Per la progettazione della villa venne chiamato l’architetto regio Leopoldo Pollack, che disegnò la nuova villa Carcano in stile perfettamente neoclassico. Nel 1794 iniziarono i lavori edilizi, anche se nel 1797-1798 si arrestarono misteriosamente: Napoleone in Italia e la sua Repubblica Cisalpina tartassarono i nobili lombardi, i quali, per non pagare le tasse, bloccarono tutte le attività di lusso in corso. I lavori ripresero nei primi decenni dell’Ottocento, anche se non terminarono mai, lasciando di fatto la villa esterna “non perfettamente compiuta”.

Approfittando dell' apertura straordinaria attraverso un' associazione, non potevo di certo mancare ... spesso passando davanti al cancello mi chiedevo se ci fosse qualcuno al suo interno poiché sembrava del tutto abbandonata...e invece scopriamo che ancora ad oggi i proprietari, discendenti del primo intestatario, ci vivono saltuariamente ed oggi avremo la bella sorpresa di essere accolti proprio da loro. Un valore aggiunto alla visita poiché ci svelano piccole chicche di vita familiare, di usi e costumi degli antichi discendenti.

Dal cancello d'ingresso la villa non appare è celata alla vista dalla folta vegetazione del parco....il parco, quest' enorme estensione di verde che diede il nome alla piccola, piccolissima località " Anzano...del Parco ". Per raggiungere la villa occorre percorrere una strada in salita, dolcemente in salita tra carpini, querce, tassi... insomma una gran bella schiera di vegetazione. L'aria è profumata dal sentore di tiglio che in questo periodo ancora non dà il meglio di sé ma già si fa sentire.


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Nel folto della vegetazione compare uno strano tempietto rotondo... così a noi pare ma in realtà è una ghiacciaia. A quel tempo non esistevano di certo i moderni freezer quindi per conservare gli alimenti veniva raccolta la neve e il ghiaccio in una vasca molto profonda interrata dove veniva preservata dal caldo estivo. Chiusa , protetta garantiva per buona parte dell' anno la conservazione degli alimenti. Certo con il tempo il suo scopo è venuto meno ed anch',essa ha subito una trasformazione...un camino centrale posto all' interno, delle aperture laterali l'hanno trasformata in un angolo di delizia dove la famiglia, i bambini trascorrevano le loro giornate al fresco degli alberi o al tepore del fuoco nelle giornate d'autunno.

La funzione di questa villa era prevalentemente per i proprietari la classica casa di campagna dove trascorrere i mesi estivi. Ma un tempo era una fiorente azienda agricola. Ora il territorio di proprietà è di soli 40 ettari ma un tempo era molto più vasto. Persino la strada, ora asfaltata e pubblica, era parte del vialone d'ingresso che le carrozze percorrevano per raggiungere la villa. Un ingresso sontuoso come doveva essere per il rango dei proprietari che amavano circondarsi di persone che provenivano per la maggior parte da Milano....loro risiedevano lì durante l'anno e in estate ad Anzano del Parco, offrivano gran qualità di feste com' era d'uso, ai loro amici....




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I Carcano, un'antica famiglia nobile originaria di Milano, giunsero ad Anzano con Carlo Camillo, che nel 1684 venne investito del feudo omonimo. Nel 1714, Luigi figlio di Carlo Camillo, ottenne dall'imperatore Carlo VI il titolo di marchese sul feudo paterno, divenendo quindi il primo marchese di Anzano.

Ad Anzano, i Carcano svilupparono un'importante attività agricola su terreni che si estendevano ben oltre i confini dell'attuale Parco di Villa Carcano.

Nel 1794, il marchese Alessandro Carcano fece progettare dall'architetto Leopoldo Pollack l'attuale villa in stile neoclassico.


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Nel progetto della villa, Pollack combinò alcuni elementi di diversi stili architettonici. Il salone ovale, per esempio, è caratteristico del tardo barocco francese e austriaco, mentre le nicchie all'esterno della villa sono elementi formali riconducibili all'architettura neoclassica.

L'edificio ha il seguente sviluppo:

piano terra : è la zona giorno dove i proprietari trascorrevano la maggior parte del loro tempo. Lungo l'asse principale si trovano il locale di ingresso e un locale di distribuzione che dà accesso alla scala al lato nord e a una sala con quattro colonne ioniche che precedono il luogo più importante della villa, il salone, scandito da tre navate.
piano nobile : piano dove sono presenti le camere da letto dei proprietari ed eventuali ospiti.
terzo piano : è suddiviso in camere di piccole dimensioni.
piano interrato : cantine e altri locali.
Intorno alla villa furono costruiti numerosi elementi decorativi tra i quali edicole, un teatro di verzura e una ghiacciaia.

Prima di entrare, ammiriamo l'esterno della dimora con un piccolo spazio di accesso circolare con al centro una graziosa fontana. È qui che arrivavano le carrozze che con uno stratagemma ...non avendo molte possibilità di manovra, venivano convogliate all' interno di uno spazio coperto un po' particolare...


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Questo...
Una grande rimessa circolare da dove entravano le carrozze e senza troppe manovre, giravano attorno al palo centrale in tondo riposizionandosi verso l'uscita. Il vantaggio era che in qualsiasi tempo le persone erano al riparo, i cavalli e le carrozze all' asciutto e ne potevano contenere veramente molte...dalla foto non sembra ma è vastissimo lo spazio. È rimasto tutto come all' ora con l'imponente struttura a raggera del soffitto. I proprietari amavano molto i cavalli ne possedevano parecchi che allevavano per poi rivenderli a cavalieri o anche e soprattutto per i lavori dei braccianti.






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La scuderia è molto particolare...


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Non è umidità ciò che vedete ma sono tracce di affresco, strano vederlo in una scuderia!
A quel tempo l'antico proprietario si recò in Francia per un viaggio d'affari ed in una scuderia la vide completamente affrescata...
La convinzione che fece propria in Italia, era che offre do un' immagine quanto più vicina ad un ambiente naturalistico gli animali potessero vivere meglio, essere a loro agio anche in un ambiente chiuso e piccolo avendo l',impresi di essere altrove.
È curioso... è l'unico affresco presente qui, poiché la villa al suo interno non ha nessun tipo di affresco.

Ora è proprio limitato lo spazio in cui si vedono solo le tracce ma all'interno della dimora un quadro ritrae come doveva essere un tempo....


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Entriamo...

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Neoclassico puro anche l'interno. Non un grande ingresso come si potrebbe pensare , un piccolo vano scandito da elementi architettonici simmetrici. Belli i pavimenti in seminato veneziano, autentici e tenuto molto bene. L'amore per i cavalli si denota dalle numerose stampe a tema sulle pareti. Mobili ottocenteschi originali.

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La porta in ferro battuto che porta al piano nobile. Non vi è sfarzo eccessivo poiché è una dimora di campagna ma un sottile fascino si denota in ogni ambiente legato per molti aspetti allo stile e dai colori crema che mettono ancora più in risalto gli stucchi bianchi ed i pavimenti colorati.

Essendo una dimora abitata ovviamente non avremo accesso ai piani superiori dove attualmente vivono i Carcano, ma la visita sarà ugualmente esaustiva e interessante....anche per le vicende raccontate dal proprietario stesso.




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La biblioteca e subito la sala da pranzo molto ampia e anch'essa di stampo neoclassico. Scandita in tre navate delimitata da quattro colonne ...


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Bello l'affaccio sul giardino retrostante..


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Rocco l'arredo a partire dal tavolo ovale con allungo " a tavole". In pratica da piccolo con l' aggiunta di tot tavole a seconda dal numero dei commensali, poteva raggiungere dimensioni generose....


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Affacciata sull'immenso parco la sala ovale dedicata alla musica...


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Troneggia e ne scandisce lo spazio questa bella scultura di suonatrice di l'ira eseguita da un allievo del Canova...di cui ne riconosciamo lo stile...


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...si dice che la modella era una fanciulla russa conosciuta dalla famiglia che si è prestata come modella..

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Qui i proprietari amavano intrattenere i propri ospiti..

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La luce fuori ci abbaglia...


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Dalla sala della musica si esce sul giardino scandito da una grande distesa di verde contornata da alberi secolari e una miriade di rose rampicanti...
 
Ho recuperato e letto tutto d'un fiato, questa bella passeggiata culturale tra ville straordinarie che ci proiettano in un'altra epoca dove, per i nobili, estate significava lunghi periodi trascorsi in luoghi da sogno tra arte e natura, rinfrescati dalla ricca vegetazione dei parchi e dalla presenza di fontane, laghetti e giochi d'acqua. Una vera meraviglia!
Grazie Oriana!
 
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