"Luni a 3 d'ottobre [1519] a mezzanotte, se dette le vele al cammino de l'austro, ingolfandose nel mare Oceano, passando tra Capo Verde e le sue isole in 14 gradi e mezzo; e così molti giorni navigassimo per la costa della Ghinea, ovvero Etiopia (ne la quale ha una montagna, detta Serra Leone, in 8 gradi di latitudine) con venti contrari, calme e piogge senza venti fino alla linea equinoziale, piovendo sessanta giorni di continuo contra la opinione de li antichi.
Innanzi che giungessimo a la linea, 14 gradi, molte gropade de venti impetuosi e correnti de acqua ne assaltarono contra el viaggio. Non possendo spuntare innanzi, a ciò che le navi non pericolasseno, se calavano tutte le vele; ed a questa sorte andavano de mare in traverso finché passava la gropada, perché veniva molto furiosa. Quando pioveva non era vento; quando faceva sole era bonaccia.
Venivano al bordo de la nave certi pesci grandi che se chiamano tiburoni, che hanno denti terribili e se trovano uomini nel mare li mangiano. Pigliavamo molti con ami de ferro, benché non sono buoni da mangiare, se non li piccoli, e anche loro mal boni.
In queste fortune molte volte ne apparse il Corpo Santo, cioè Santo Elmo, in lume (tra le altre, in una oscurissima notte) di tal splendore come è una facella ardente, in cima della maggiore gabbia, e stiè circa due ore e più con noi, consolandone che piangevamo.
Quando questa benedetta luce si volse partire da noi, tanto grandissimo splendore dette ne li occhi nostri, che stettemo più de mezzo quarto de ora tutti ciechi, chiamando misericordia, e veramente credendo esser morti. Il mare subito se acquietò".
Antonio Pigafetta,
Relazione del primo viaggio intorno al mondo, descrizione della traversata atlantica verso il Brasile
Pensa quando lo si faceva su dei gusci di noce, verso l'ignoto, senza una metà ben precisa .....
Forse lì le sensazioni erano ben diverse, paura dell' ignoto e allo stesso tempo una certa accettazione fatalistica di ciò che poteva accadere ...ma quanta adrenalina poi nello scoprire mondi sconosciuti.
Ritornando alle considerazioni riportate qualche post indietro, ecco un esempio, raccontato da chi ha vissuto questa esperienza in prima persona, di come si andava per mare cinquecento anni fa...
È il racconto della traversata atlantica delle navi della spedizione di Magellano, fatto da Antonio Pigafetta, imbarcato come uomo d'arme sulla nave Trinidad e uno dei pochi sopravvissuti all'impresa.
Il racconto ci mostra le avversità che i marinai di allora si trovavano ad affrontare ogni giorno: tempeste, squali, manifestazioni per quel tempo misteriose come il fuoco di sant'Elmo. Dietro tutto questo si può intuire una realtà fatta di disagi e privazioni, di dolore e malattie, di fame e di lotta per la sopravvivenza, di ignoranza e di paura dell'ignoto...
Una realtà molto dura e cruda, che noi fatichiamo anche a immaginare.
La verità è che dietro l'immagine eroica e gloriosa dei grandi esploratori di quel tempo si cela una realtà fatta di miserie, superstizione, scorbuto, gallette piene di vermi, sopraffazioni e abusi tra marinai, repressioni feroci da parte dei comandanti... e altre amenità che abbiamo pudore a riferire...
Come spesso accade, non è mai tutto bianco o tutto nero ciò che si vede...