lusitania1915
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Arrivati al Petit Socco, ci fermiamo a respirare l’atmosfera di questa piazzetta stretta e affollata. Oggi sembra tranquilla, quasi ordinaria, con i caffè, i tavolini e qualche turista che sorseggia tè alla menta. Ma Nuri ci racconta che non è sempre stato così: durante gli anni della Tangeri internazionale, la piazza era al centro di una vita molto più oscura e vivace.
Qui, ci spiega la guida, William Burroughs poteva sedersi a scrivere senza essere disturbato, mentre attorno a lui ragazzi e uomini offrivano “opportunità poco lecite” a chi passava. Bordelli improvvisati, piccoli trafficanti e locali degradati creavano un mosaico di caos controllato, una realtà che sembrava uscita da un romanzo noir. Gli edifici che oggi appaiono restaurati o funzionali erano allora malandati, le strade polverose e le vie strette echeggiavano di segreti sussurrati.

Camminando tra i vicoli, riesco quasi a immaginare le figure che Nuri descrive: mercanti ambigui, intellettuali e artisti in cerca di libertà, adolescenti che sparivano tra porte socchiuse. La piazza aveva un fascino oscuro, un magnetismo per chi cercava esperienze fuori dall’ordinario, dove il confine tra legalità e trasgressione era sottile e mutevole.
Oggi invece, anche se qualche bancarella e qualche negozietto mantiene un po’ di quell’anima vivace, il Petit Socco appare più ordinato e sicuro, quasi pulito rispetto al passato. La memoria di quel tempo sordido resta nei racconti e negli edifici, negli angoli in ombra che ancora ricordano gli echi della Tangeri ribelle. È un piccolo brivido, un assaggio di storia che si mescola con il presente, e mi fa riflettere su quanto Tangeri sia sempre stata un luogo di contrasti, capace di trasformare il sordido in leggenda, e la trasgressione in memoria culturale.



Mentre ascoltiamo, due collaboratori dell’agenzia turistica ci accompagnano a qualche passo di distanza: tengono una sorta di barriera discreta tra noi e i venditori più assillanti. Eppure, nonostante la loro attenzione, qualcuno riesce a superare la “cortina” e propone la merce con voce insistente. Braccialetti, tessuti e piccoli souvenir vengono agitati davanti ai nostri occhi, e alcuni turisti americani, incuranti delle spiegazioni di Nuri, iniziano a contrattare animatamente, ridendo e scegliendo i pezzi migliori. Banconote di valore molto superiore a quello reale della merce passano di mano. È un piccolo spettacolo nello spettacolo.
Qui, ci spiega la guida, William Burroughs poteva sedersi a scrivere senza essere disturbato, mentre attorno a lui ragazzi e uomini offrivano “opportunità poco lecite” a chi passava. Bordelli improvvisati, piccoli trafficanti e locali degradati creavano un mosaico di caos controllato, una realtà che sembrava uscita da un romanzo noir. Gli edifici che oggi appaiono restaurati o funzionali erano allora malandati, le strade polverose e le vie strette echeggiavano di segreti sussurrati.

Camminando tra i vicoli, riesco quasi a immaginare le figure che Nuri descrive: mercanti ambigui, intellettuali e artisti in cerca di libertà, adolescenti che sparivano tra porte socchiuse. La piazza aveva un fascino oscuro, un magnetismo per chi cercava esperienze fuori dall’ordinario, dove il confine tra legalità e trasgressione era sottile e mutevole.
Oggi invece, anche se qualche bancarella e qualche negozietto mantiene un po’ di quell’anima vivace, il Petit Socco appare più ordinato e sicuro, quasi pulito rispetto al passato. La memoria di quel tempo sordido resta nei racconti e negli edifici, negli angoli in ombra che ancora ricordano gli echi della Tangeri ribelle. È un piccolo brivido, un assaggio di storia che si mescola con il presente, e mi fa riflettere su quanto Tangeri sia sempre stata un luogo di contrasti, capace di trasformare il sordido in leggenda, e la trasgressione in memoria culturale.



Mentre ascoltiamo, due collaboratori dell’agenzia turistica ci accompagnano a qualche passo di distanza: tengono una sorta di barriera discreta tra noi e i venditori più assillanti. Eppure, nonostante la loro attenzione, qualcuno riesce a superare la “cortina” e propone la merce con voce insistente. Braccialetti, tessuti e piccoli souvenir vengono agitati davanti ai nostri occhi, e alcuni turisti americani, incuranti delle spiegazioni di Nuri, iniziano a contrattare animatamente, ridendo e scegliendo i pezzi migliori. Banconote di valore molto superiore a quello reale della merce passano di mano. È un piccolo spettacolo nello spettacolo.